Nel marzo 2000, quando si parlava di new economy, Francesco Micheli e Silvio Scaglia decisero di quotare alla borsa italiana la società E.BISCOM, poi diventata FASTWEB, al prezzo di 160 euro per azione. All’IPO aderirono 114.000 investitori. Il progetto industriale era sfidante e allo stesso tempo innovativo: creare una rete in fibra ottica per distribuire servizi TV, internet e tlc in ogni casa d’Italia. L’idea industriale riesce: FASTWEB, pur non facendo registrare brillanti risultati di bilancio, diventa la seconda compagnia di telecomunicazioni su rete fissa in Italia. Nel 2003 Francesco Micheli, allora importante azionista di E.BISCOM, comunicò la decisione di lasciare definitivamente la società di tlc. Nel 2007 Silvio Scaglia vendette la sua quota in FASTWEB (il 18,75%) agli svizzeri di SWISSCOM valutando il titolo 47,00 euro per azione. Per Francesco Micheli prima e Silvio Scaglia poi, è stata un’operazione finanziaria altamente redditizia. Entrambi sono usciti dalla società con fortissime plusvalenze. E per gli altri azionisti come è andata a finire?
Ai prezzi della chiusura di ieri (15,05 euro) per quelli che hanno investito nel marzo 2000 nell’IPO di E.BISCOM, pagando i titoli 160 euro, la perdita è del -90,6%. Per SWISSCOM, la società di TLC elvetica, che ha acquistato i titoli a 47,00 euro, la perdita è del -68%.
Nel frattempo FASTWEB ha staccato un po’ di dividendi. Una ben magra consolazione per chi ha accumulato pesanti perdite il cui recupero è molto difficile.