Visualizzazione post con etichetta Metodologia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Metodologia. Mostra tutti i post

martedì 24 novembre 2009

Borsa. L'importanza della Forza Relativa

La Forza Relativa è uno dei criteri che può aiutare nell’individuazione di quelle azioni che tendono a performare meglio del mercato. Analizzando i valori di questo criterio è possibile individuare, su un arco temporale definibile a piacimento (di solito un trimestre o un anno), come si sta comportando un titolo azionario rispetto all’indice di borsa e quindi rispetto agli altri titoli.
.
Un alto valore della Forza Relativa indica un titolo “leader” di mercato. Al contrario un basso valore indica un titolo “brocco” che quindi, nell’ambito della composizione del portafoglio, non vale la pena prendere in considerazione. L’incremento della Forza Relativa, calcolato rispetto al periodo precedente, è un altro ottimo indicatore sul comportamento del titolo rispetto all’indice.
.
Secondo i dati delle chiusure di ieri, tra i titoli quotati alla borsa italiana, nell’ambito dei settori FTSE-MIB e FTSE-Mid Cap, il titolo che ha la forza relativa più alta è AMPLIFON con un valore di 397,4 mentre quello che fa riscontrare il valore più basso è TISCALI con 1,79.

lunedì 14 settembre 2009

Un portafoglio azionario prudente

La definizione e gestione di un portafoglio azionario è sicuramente uno degli argomenti più difficili da trattare in materia di investimenti finanziari, azionari in particolare. La prudenza quando si tratta di questa materia non è mai troppa.

Nella costituzione e nella gestione di un portafoglio occorre tener conto di numerosi fattori che influenzano in maniera marcata i risultati in termini di profitto e rischio: la liquidità dei titoli, il numero di titoli, la ripartizione del capitale sui titoli, la percentuale di reinvestimento degli utili, il peso di ogni singolo titolo (vedi anche sezione Metodologia), il timing di investimento.

Ci atterremo a qualche indicazione generale per la definizione di un portafoglio prudente riservandoci di trattare l’argomento nel dettaglio nel corso di articoli che pubblicheremo successivamente.

- Operare su titoli quotati in euro. Quando si opera su azioni estere non quotate in euro, oltre alla performance del titolo bisogna tener conto anche del rischio di cambio. Questo fa si che aumentano i rischi dell’investimento e quindi del portafoglio;
- Operare su titoli che abbiamo una larga capitalizzazione. Evitare di operare su titoli a bassa capitalizzazione e quindi non liquidi per i quali potrebbe presentarsi l’eventualità che il mercato, a fronte di un’offerta non abbia una corrispondente domanda. Operare sulle large e mid-cap. Evitare i “titolini”;
- Dividere il vostro capitale azionario in almeno 25-30 posizioni diverse;
- Non abbiate paura di rimanere liquidi. Se il mercato non presenta opportunità di investimento è meglio la liquidità;
- Nella scelta dei titoli privilegiare quelli che hanno avuto in passato una storia di utili per azione in crescita (EPS);
- Una volta aperta una posizione, fissare sempre un punto di uscita dalle vostre posizioni azionarie;
- Quando una azione parte al rialzo, seguire la tendenza;
- Non aumentare mai una posizione dopo una chiusura in perdita;

Sono indicazioni generali e comunque di buon senso per la gestione di un portafoglio “prudente”. Manca ancora la più importante: tagliare le perdite. Non abbiate paura di chiudere una posizione in perdita se la stessa è limitata. Se lasciate correre le perdite quella è la via principale per il disastro finanziario.

mercoledì 24 giugno 2009

L'importanza del ROE

Il ROE (Return On Equity) è un indice di redditività dei mezzi propri dell’azienda. Indica quale sia il rendimento del capitale conferito direttamente nella società. Valori del ROE superiori a 15 sono da ritenersi molto buoni. Valori superiori a 20 sono molto rari. Una crescita del ROE negli anni è un segnale di ottima salute per l’azienda. La differenza fra il ROE ed altri investimenti di riferimento (esempio titoli di stato o obbligazioni) si chiama "premio al rischio". Tanta più alta è questa differenza maggiore è la convenienza per gli azionisti investire nella propria azienda piuttosto che in investimenti alternativi.

ROE = (Utile Netto / Patrimonio Netto) * 100

mercoledì 10 giugno 2009

L'importanza dell'Earning Per Share (EPS)

Un criterio fondamentale dell’attitudine dell’impresa a produrre reddito è costituito dall’Utile Per Azione. Dalle nostre analisi effettuate nel mercato italiano, la maggior parte delle azioni che hanno presentato una intensa crescita dei prezzi presentavano una variazione annuale trimestre/trimestre dell’Earning Per Share (Utile Per Azione) altamente positiva. Studiando i titoli “top performer” dal 2000 al 2008 (9 anni) è stato notato come molte società, prima di avere un sensibile incremento nel valore del titolo, hanno presentato, nei periodi precedenti, un consistente aumento percentuale degli EPS trimestrali/annuali rispetto allo stesso trimestre/anno precedente, mentre altre che hanno degli EPS in lieve crescita, hanno avuto una performance del titolo in borsa positivo ma meno consistente. Sembra quindi esistere una correlazione tra crescita dell’EPS e performance del titolo in borsa.

L’utile per azione viene calcolato rapportando l’utile netto al numero medio di azioni circolanti.
EPS = (Utile netto / Numero medio azioni circolanti nell’anno) * 100

giovedì 14 maggio 2009

Il trading system delle “turtles”

Nel 1983 due famosi traders, Richard Dennis e William Eckhardt, fecero una scommessa sul seguente argomento: il trading può essere insegnato, o è puro istinto? Eckhardt era dell’opinione che il trading non si potesse insegnare, Dennis era dell’opinione contraria.

Insieme decisero di creare un gruppo di lavoro sperimentale, le “turtles”, ovvero le tartarughe, reclutando alcune persone da una lista di oltre 1000 che risposero alle inserzioni su Barron’s, Wall Street Journal e New York Times. Eckhardt e Dennis insegnarono loro ciò che sapevano sul trading durante due settimane di training. Quindi diedero loro un piccolo conto in denaro vero e li osservarono operare per un mese. Nei quattro anni successivi le “tartarughe” segnarono performance impressionanti. Richard Dennis aveva quindi dimostrato che, definendo un semplice set di regole, (un trading system), fornito a persone che non avevano alcuna esperienza di mercati, poteva farne degli eccellenti traders (es. Mark J. Walsh).

Il set di regole date da Dennis ed Eckhardt alle “turtles” é di pubblico dominio. Per chi fa trading é interessante analizzarle perché sono descritti nel dettaglio tutti gli elementi per un trading system profittevole.

La risposta alla domanda se l’arte del trading può essere insegnata è un sì incondizionato.

mercoledì 13 maggio 2009

Quando uscire da una posizione in perdita

Quando bisogna uscire da una posizione quando questa inizia a perdere? Questa è l’altra domanda cruciale che tutti i trader dovrebbero porsi una volta che si entra su una posizione in un qualsivoglia mercato finanziario. La risposta ce la forniscono due trader di successo: Bruce Kovner che opera principalmente sulle valute e William O’Neill, un esperto di “stock selection” che opera da sempre sui mercati azionari USA.

Bruce Kovner: “tutte le volte che apro una posizione, predetermino un livello di stop-loss. Questo è l'unico sistema per poter dormire la notte. So quando chiuderò la posizione prima ancora di aprirla. Non fisso ­gli stop-loss sulla base di calcoli percentuali, perché potrebbero essere raggiunti nella normale fluttuazione del titolo. Preferi­sco studiare una “barriera tecnica” difficilmente raggiungibile, e fis­sare lo stop-loss in base a questi valori” (brano tratto dal libro Market Wizard”)

William O’Neill, un altro grande trader che impareremo a conoscere, invece fissa il suo livello di uscita su una posizione su uno stop-loss di tipo percentuale: “quando una posizione aperta perde il -7% dal prezzo di entrata la chiudo immediatamente” (brano tratto dal libro Market Wizard”).

Sono due modi diversi di fissare il livello di stop-loss. Per ribadire l’importanza di questo concetto faccio riferimento alla tabella della percentuale di recupero del capitale. Le perdite fino al -10% sono recuperabili; quelle tra il -10 e il -50% qualche volta si riesce a recuperarle. Oltre questo livello, diventano devastanti e quindi praticamente irrecuperabili. Un titolo che subisce una perdita del -80% deve avere un guadagno del +400% per ritornare al prezzo iniziale.

I grandi trader non fissano i livelli di stop-loss superiori al -10%. Le perdite esistono nel trading. L’importante è che siano limitate. L’unico modo di evitare le perdite è smettere di fare trading.

martedì 12 maggio 2009

Quando uscire da una posizione in profitto

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato di quando entrare su una posizione. Una delle domande che mi viene posta più spesso, dopo che un titolo inizia a guadagnare è: quando esco da questa posizione? La risposta è apparentemente semplice: quando la tendenza in corso è finita. I trader che operano secondo il concetto ditrend followingescono dalle posizioni solo quando la tendenza in corso è terminata. Mai prima.

Stabilire a priori un obiettivo di profitto non è consigliabile perché quando inizia una tendenza non si sa mai quando finisce. Un esempio recentissimo é rappresentato dal titolo AMPLIFON, quotato sul Midex della Borsa Italiana. Il 5 dicembre 2008 valeva 0,640 euro. Ieri ha chiuso a 2,100 euro. In 4 mesi un rialzo del +228%. Quando terminerà la tendenza al rialzo su AMPLIFON? In borsa è impossibile fare previsioni. Per stabilire quando uscire da una posizione che sta guadagnando utilizzate uno degli indicatori che avete pianificato per entrare (break-out o incrocio di medie mobili). Entrambe queste tecniche non vi faranno uscire sui massimi del titolo (né entrare sui minimi) ma vi faranno “catturare” gran parte della tendenza in corso che è poi uno degli aspetti fondamentali del “trend following”.

Elementi per un trading system profittevole: post precedenti

- Quali sono i mercati finanziari sui quali operare;
- Come ripartire il budget tra le varie scelte di investimento;
- Quanto investire sulla singola scelta di investimento (posizione);
- Quando entrare sulla singola posizione;

lunedì 11 maggio 2009

Quando entrare sulla singola posizione

I trader che si basano sul concetto di “trend following” non anticipano mai il mercato ma lo seguono aprendo le loro posizioni solo dopo che è iniziato un determinato trend. Non prima. Quali sono i migliori indicatori per stabilire se la tendenza è iniziata? Ce ne sono due: le medie mobili e i break-out. Entrambi sono ottimi indicatori per stabilire quando entrare. Richard Donchian in particolare è stato uno dei più grandi studiosi del “trend following” e inventò un sistema di trading basato sull’incrocio delle medie mobili a 5 e 25 giorni. Nell’incrocio delle medie mobili il segnale di entrata si verifica quando la media mobile “corta” taglia al rialzo la media mobile “lunga”. I break-out sono invece basati sull’identificazione di determinati livelli di prezzo ed il segnale di entrata è dato dalla rottura dello stesso da parte del prezzo. Entrambe le tecniche sono utilizzate dai più grandi trader mondiali . Ed Seykota utilizza una tecnica basata sull’incrocio delle medie mobili. Bruce Kovner quella basata sui break-out. I grandi trader non seguono tutti la stessa metodologia né utilizzano lo stesso time-frame. La differenza tra un investitore professionale e un dilettante è dovuta al come la metodologia viene applicata. In altre parole nella disciplina nel seguire le regole che sono state stabilite in precedenza. Sembra semplice ma non lo é affatto.

Elementi per un trading system profittevole: post precedenti

- Quali sono i mercati finanziari sui quali operare;
- Come ripartire il budget tra le varie scelte di investimento;
- Quanto investire sulla singola scelta di investimento (posizione);

lunedì 4 maggio 2009

Quanto investire sulla singola scelta di investimento

La definizione della singola posizione di investimento viene comunemente denominata “position sizing” o “money management”. In un portafoglio di titoli azionari il position sizing dipende da diversi fattori:

- il numero totale dei titoli che fanno parte del portafoglio;
- il numero massimo di titoli su cui viene ripartito il capitale;
- la percentuale degli utili che si intende reinvestire nelle operazioni successive;
- il “peso” attribuito al singolo titolo.

Le combinazioni di questi quattro fattori sono infinite. Il portafoglio di una strategia “high risk & high profit” dovrebbe avere un numero di titoli limitato, un’alta percentuale di reinvestimento degli utili e “pesi” alti sui titoli più volatili e rischiosi. I risultati di questa strategia saranno profitti consistenti e elevati drawdown.

Al contrario in un strategia “low risk & low profit”, consigliabile ai neofiti del trading, il portafoglio dovrebbe avere un numero di titoli elevato, una bassa percentuale di reinvestimento degli utili e “pesi” limitati sui titoli più volatili e rischiosi. Questa strategia produrrà bassi profitti con drawdown accettabili.

Non esiste “la strategia ideale”. Definite il vostro portafoglio tenendo conto di questi quattro elementi ma soprattutto della vostra personalità e sulla capacità di sopportazione dei drawdown.

Elementi per un trading system profittevole: post precedenti

- Quali sono i mercati finanziari sui quali operare;
- Come ripartire il budget tra le varie scelte di investimento;

giovedì 30 aprile 2009

Come ripartire il budget fra le varie scelte di investimento

Salem Abraham ripartisce il suo budget di investimento in otto mercati diversi in queste percentuali: Interest Rates (22%), Currencies (17%), Softs (16%), Metals (11%), Grains (10%), Global Stocks (10%), Energy (8%), Meats (6%).

Bill Dunn ripartisce invece il capitale dei suoi clienti in cinque aree: Non US Interest Rates (37%), US - Interest Rates (25%), Currencies (16%), Global Stocks (17%), Energy (5%).

Sono esempi di ripartizione del capitale di due fra i più famosi trader mondiali. Non vogliono rappresentare la perfetta composizione. Solo una indicazione. In ogni caso più è alto il numero dei mercati in cui ripartirete il budget di investimento e meno sarà volatile nel tempo il vostro risultato in termini di profitto e rischio.

Elementi per un trading system profittevole: post precedenti

- Quali sono i mercati finanziari sui quali operare;

mercoledì 29 aprile 2009

Quali sono i mercati finanziari sui quali operare

L’elemento più importante per la scelta del mercato è quello della liquidità. Personalmente privilegio i mercati molto liquidi. Più liquidi sono e meglio é. Non date per scontato che tutti i mercati finanziari siano liquidi alla stessa maniera. In un mercato liquido non ci sono problemi nell’entrare o uscire da una posizione. In un mercato poco liquido, in particolari situazioni, non si riesce ad uscire dalla posizione al prezzo voluto. Non solo ma a volte il mercato “non fa il prezzo”. Nel corso della scorsa estate sul mercato obbligazionario USA molti investitori non sono riusciti a chiudere le loro posizioni perché non c’erano offerte di acquisto. Il mercato delle valute è da sempre il mercato più liquido al mondo, seguono i mercati azionari, per ultimo il mercato obbligazionario.

Un altro elemento da considerare è quello del tasso di cambio. Operare sui mercati con strumenti quotati in euro non comporta rischi di cambio. Al contrario quando si opera sui mercati dove gli strumenti finanziari sono quotati in altre valute il valore dell’investimento dipende sia dal prezzo dello strumento che dal tasso di cambio. Il rischio dell’investimento è, in questo caso, molto più alto. Operare su questo tipo di mercati è molto più complicato.

martedì 28 aprile 2009

Elementi per un trading system profittevole

In molte e-mail mi sono stati posti quesiti su quali siano gli elementi da considerare per la definizione di un sistema di trading e investimento efficace basato sul concetto di "trend following".

Stabilito il budget di investimento, a mio parere un sistema di trading deve rispondere alle seguenti domande:

- Quali sono i mercati finanziari sui quali operare;
- Come ripartire il budget tra le varie scelte di investimento;
- Quanto investire sulla singola scelta di investimento (posizione);
- Quando entrare sulla singola posizione;
- Quando uscire da una posizione in profitto;
- Quando uscire da una posizione in perdita;

Le combinazioni di tutti questi elementi sono ovviamente infinite e ognuna di queste presenta diversi risultati in termini di profitto globale e rischio di portafoglio (drawdown).

Un'altro elemento é di natura psicologica. Il trading system deve essere adattato alla propria psicologia di investitore. Non tutti siamo uguali. Ci sono dei trader professionisti che sopportano drawdown anche di -50% e oltre. Non credo che una persona normale ci riuscirebbe.

Non basta quindi concentrarsi sulla scelta dei titoli come fanno in molti. Lo “stock picking” è solo una di queste componenti. Importante ma non determinante. Occorre tener presenti tutti gli elementi del sistema per avere risultati profittevoli nel tempo.

Nei prossimi post verranno analizzati uno per uno.

mercoledì 28 gennaio 2009

Le quattro regole regine

Queste sono le 4 regole regine per una gestione oculata del proprio portafoglio secondo la filosofia del "trend following":

Regola n. 1: Tagliare le perdite;
Regola n. 2: Lasciar correre i profitti;
Regola n. 3: Seguire la tendenza;
Regola n. 4: Gestire il rischio;