Quali sono le basi della filosofia di investimento in borsa per Warren Buffett, il secondo uomo più ricco del mondo nella classifica della rivista Forbes nel 2009?
Quando acquistare le azioni:
“La maggior parte delle persone si interessa di azioni quando lo fa la maggior parte. Il momento giusto per interessarsi ai titoli azionari è quando nessuno lo fa. Non si può comprare ciò che è popolare e guadagnarci”
Quali azioni acquistare:
“Basta acquistare, per una cifra inferiore al loro valore intrinseco, azioni di una grande azienda gestita da dirigenti integerrimi e capaci, e quindi conservare quei titoli azionari per sempre”
Il tutto è solo apparentemente semplice …
martedì 31 marzo 2009
lunedì 30 marzo 2009
Seguire la tendenza: Mark J. Walsh
Mark J. Walsh è un gestore di Hedge Fund che opera sui mercati finanziari attraverso contratti futures tramite metodologia “trend following”. In altre parole segue la tendenza dei mercati e non cerca di anticiparne i comportamenti. Mark J. Walsh é una "tartaruga", un ex-allievo del programma di training organizzato da William Eckhardt e Richard Dennis e citato più volte nei libri di Jack D. Schwager "Market Wizard" e "The New Market Wizard". Dopo l'esperienza nella società di Eckhardt e Dennis, Mark J. Walsh si è messo in proprio fondando la propria società: la Mark J. Walsh & Company
Nel sito web della Mark J. Walsh & Company è possibile analizzare le performance sin dal lontano 1985. Il rendimento annuo composto, per oltre 20 anni, è del +23,4%. Nel 2008, quando i mercati azionari sono crollati, la performance della MJW & Co è stata del +50,30%.
Dal 1999 al 2008:
Migliore anno (2008): +50,30%
Peggiore anno (1999): -17,39%
Miglior mese (Agosto 1998): +40,83%
Peggior mese (Marzo 2003): -12,40%
Ci sono anche due anni consecutivi in perdita. Il 2005 (-3,50%) e il 2006 (-5,17%).
Quando leggo questi numeri mi viene in mente una frase di un'altra "tartaruga": Curtis Faith, un altro che, dopo l'esperienza con Eckhardt e Dennis si è messo in proprio: "It needs ball of steel to play this game". La traduzione non è necessaria. Mark J. Walsh non è un gestore che crede nell’investimento di lungo termine ma segue le tendenze sui mercati e soprattutto taglia le perdite. I risultati sono dalla sua parte.
Nel sito web della Mark J. Walsh & Company è possibile analizzare le performance sin dal lontano 1985. Il rendimento annuo composto, per oltre 20 anni, è del +23,4%. Nel 2008, quando i mercati azionari sono crollati, la performance della MJW & Co è stata del +50,30%.
Dal 1999 al 2008:
Migliore anno (2008): +50,30%
Peggiore anno (1999): -17,39%
Miglior mese (Agosto 1998): +40,83%
Peggior mese (Marzo 2003): -12,40%
Ci sono anche due anni consecutivi in perdita. Il 2005 (-3,50%) e il 2006 (-5,17%).
Quando leggo questi numeri mi viene in mente una frase di un'altra "tartaruga": Curtis Faith, un altro che, dopo l'esperienza con Eckhardt e Dennis si è messo in proprio: "It needs ball of steel to play this game". La traduzione non è necessaria. Mark J. Walsh non è un gestore che crede nell’investimento di lungo termine ma segue le tendenze sui mercati e soprattutto taglia le perdite. I risultati sono dalla sua parte.
venerdì 27 marzo 2009
Come gestire la liquidità. Analisi comparata dei vari Conti di Deposito
Come è possibile investire la liquidità che risulta in eccesso sul proprio conto corrente? Oggi mettiamo a confronto cinque offerte di Conti di Deposito dei maggiori Istituti Bancari: ContoConto di BANCA CARIGE, ContoArancio di ING GROUP, CheBanca del Gruppo MEDIOBANCA, RendiMax di BANCA IFIS e TimeDeposit di BANCO SANTANDER.
La tabella ci indica che, per un investimento a sei mesi, le offerte migliori sono il ContoArancio e il ContoConto. Terminato il periodo promozionale però i tassi di rendimento crollano praticamente del 40%. Il prodotto CheBanca è invece l’unico ad offrire gli interessi anticipati e quindi, su una durata di 12 mesi, calcolando il reinvestimento degli interessi, il tasso promozionale si allinea alle prime due offerte.
Molto buono anche RendiMax di BANCA IFIS, che non ha un’offerta promozionale ma garantisce un rendimento netto del 2,92% netto non vincolato ad un periodo di tempo. Attualmente il tasso standard é del 4,75% al lordo della ritenuta fiscale del 27% ma dal 31 Marzo 2009 verrà portato al 4% lordo con la possibilità di vincolare il capitale per mantenere il tasso del 4,75%.
TimeDeposit del BANCO SANTANDER ha un tasso promozionale inferiore a quelle di ContoArancio, ContoConto e CheBanca ma un tasso standard superiore e quindi premia chi lascia per più tempo il denaro depositato presso di loro.
L'apertura dei Conti di Deposito è molto semplice e gratuita. Prima della sottoscrizione e per conoscere tutte le condizioni di tale conto è importante la lettura del foglio informativo. Tutti i Conti di Deposito, come ogni conto corrente, sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Risultano quindi garantiti e privi di rischio i depositi sino a 103.291,38 euro per ogni singolo intestatario.
E’ consigliabile non concentrare tutti i propri risparmi su un singolo Conto di Deposito ma è preferibile frazionare la liquidità su diversi prodotti e diverse scadenze.
La tabella ci indica che, per un investimento a sei mesi, le offerte migliori sono il ContoArancio e il ContoConto. Terminato il periodo promozionale però i tassi di rendimento crollano praticamente del 40%. Il prodotto CheBanca è invece l’unico ad offrire gli interessi anticipati e quindi, su una durata di 12 mesi, calcolando il reinvestimento degli interessi, il tasso promozionale si allinea alle prime due offerte.
Molto buono anche RendiMax di BANCA IFIS, che non ha un’offerta promozionale ma garantisce un rendimento netto del 2,92% netto non vincolato ad un periodo di tempo. Attualmente il tasso standard é del 4,75% al lordo della ritenuta fiscale del 27% ma dal 31 Marzo 2009 verrà portato al 4% lordo con la possibilità di vincolare il capitale per mantenere il tasso del 4,75%.
TimeDeposit del BANCO SANTANDER ha un tasso promozionale inferiore a quelle di ContoArancio, ContoConto e CheBanca ma un tasso standard superiore e quindi premia chi lascia per più tempo il denaro depositato presso di loro.
L'apertura dei Conti di Deposito è molto semplice e gratuita. Prima della sottoscrizione e per conoscere tutte le condizioni di tale conto è importante la lettura del foglio informativo. Tutti i Conti di Deposito, come ogni conto corrente, sono garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Risultano quindi garantiti e privi di rischio i depositi sino a 103.291,38 euro per ogni singolo intestatario.
E’ consigliabile non concentrare tutti i propri risparmi su un singolo Conto di Deposito ma è preferibile frazionare la liquidità su diversi prodotti e diverse scadenze.
giovedì 26 marzo 2009
Borsa. Le società "potenzialmente" scalabili quotate sul Midex
Proseguendo nell’analisi delle società potenzialmente scalabili, siamo passati a quelle quotate al Midex. Nella tabella sopraindicata sono indicate le sole quattro società che hanno un flottante superiore al 50%. Sono TISCALI, AZIMUT, SAFILO e HERA. In particolare TISCALI ed AZIMUT appaiono come due probabili prede per eventuali “raider”.
.
TISCALI in particolare, dopo il minimo assoluto raggiunto il 9 marzo 2009 di 0,150 euro, ieri ha chiuso a 0,446 euro. Nelle ultime 12 sedute di borsa ha guadagnato il +197,33%. Scalata in corso?
.
PS. Alcune altre società quotate al Midex sono state evidenziate in grigio nella tabella. Sono quelle che hanno un flottante inferiore al 50% e quindi non sono “potenzialmente” scalabili.
PS. Alcune altre società quotate al Midex sono state evidenziate in grigio nella tabella. Sono quelle che hanno un flottante inferiore al 50% e quindi non sono “potenzialmente” scalabili.
mercoledì 25 marzo 2009
Borsa. Le società “potenzialmente” scalabili quotate sull'SPMIB
Nell'ultimo post avevamo posto l’attenzione sulle società potenzialmente scalabili e cioè quelle per cui la quota di titoli presenti sul mercato azionario, il cosiddetto flottante, è superiore al 50%. Più elevata è questa quota e più una società potrebbe diventare un possibile obiettivo di potenziali acquirenti/scalatori. Nella tabella sopraindicata sono presenti tutte le società che fanno parte dell’indice S&P Mib che hanno un flottante superiore al 50%. Le prime tre sono banche popolari (BANCO POPOLARE, UBI BANCA e BANCA POPOLARE di MILANO), poi c’è la nuova PARMALAT, quindi quattro colossi come UNICREDIT, GENERALI, ENI ed ENEL. Ne seguono altre di prestigiose e altre ancora che rappresentano veri e propri centri di potere. Per i potenziali scalatori non c’è che l’imbarazzo della scelta.
martedì 24 marzo 2009
Borsa. Come individuare una società "potenzialmente" scalabile
“Quando la borsa è bassa occorre studiare i patti di controllo tra i soci per capire quali sono le società scalabili”. Lo sostiene nel libro intervista di Fabio Tamburini “Misteri d’Italia” Aldo Ravelli, uno che di Piazza Affari ha fatto la storia.
Perché individuare le società “potenzialmente” scalabili? Perché è molto probabile che qualcuno tenti di acquisirne il controllo (soprattutto dopo un calo pesante delle quotazioni come è avvenuto in questi due anni) e quindi è possibile, nell’ottica di una strategia “LONG”, accodarsi al sicuro rialzo delle quotazioni.
Quali sono le società “potenzialmente” scalabili sulla Borsa Italiana? Il sito della Consob ci viene in aiuto. Qui è possibile individuare gli azionisti rilevanti e il capitale flottante presente sul mercato. Se la quota del mercato è inferiore al 50% la società non è scalabile. Maggiore è questa quota e più una determinata società potrebbe diventare un possibile obiettivo di potenziali raider.
Esempi:
Società potenzialmente scalabile: (Azimut Holding). Il mercato possiede l’82,35% di questo titolo.
Società non scalabile: (RCS). Sul mercato c’è solo il 17% del capitale di RCS. Il resto è nelle mani di azionisti rilevanti riuniti in un patto di sindacato. La società non è scalabile a meno che uno dei soci non decida lui di acquistare titoli sul mercato rompendo il patto di sindacato.
L’investimento del vostro tempo su questa analisi verrà ampiamente ripagato al primo rialzo del mercato azionario sull’obiettivo individuato.
Perché individuare le società “potenzialmente” scalabili? Perché è molto probabile che qualcuno tenti di acquisirne il controllo (soprattutto dopo un calo pesante delle quotazioni come è avvenuto in questi due anni) e quindi è possibile, nell’ottica di una strategia “LONG”, accodarsi al sicuro rialzo delle quotazioni.
Quali sono le società “potenzialmente” scalabili sulla Borsa Italiana? Il sito della Consob ci viene in aiuto. Qui è possibile individuare gli azionisti rilevanti e il capitale flottante presente sul mercato. Se la quota del mercato è inferiore al 50% la società non è scalabile. Maggiore è questa quota e più una determinata società potrebbe diventare un possibile obiettivo di potenziali raider.
Esempi:
Società potenzialmente scalabile: (Azimut Holding). Il mercato possiede l’82,35% di questo titolo.
Società non scalabile: (RCS). Sul mercato c’è solo il 17% del capitale di RCS. Il resto è nelle mani di azionisti rilevanti riuniti in un patto di sindacato. La società non è scalabile a meno che uno dei soci non decida lui di acquistare titoli sul mercato rompendo il patto di sindacato.
L’investimento del vostro tempo su questa analisi verrà ampiamente ripagato al primo rialzo del mercato azionario sull’obiettivo individuato.
lunedì 23 marzo 2009
SARAS. Chi ha guadagnato e chi ha perso dalla quotazione in Borsa
Ieri sul Corriere della Sera è stata pubblicata un’intervista ad Angelo Moratti, attuale Vicepresidente di SARAS. Questi sono alcuni stralci relativi alla quotazione in borsa del titolo:
Una nota dolente della storia del suo gruppo è la quotazione in Borsa. Lo rifarebbe?
“E’ stata la decisione più importante nella recente storia della SARAS. Lo abbiamo fatto principalmente per creare nuovi stimoli alla società e al management. Da quando siamo in Borsa i nostri risultati non sono solo cresciuti ma sono sempre stati superiori agli obiettivi prefissati in occasione della quotazione”.
Gli investitori però non hanno avuto gran soddisfazione.
“E mi spiace moltissimo. Non abbiamo mai smesso di lavorare per continuare a creare valore e consolidare la reputazione. Ogni volta che c’è un road-show io ci sono, incontro regolarmente i fondi di investimento e gli investitori istituzionali. Peraltro l’andamento del nostro titolo dalla quotazione ad oggi è in linea con quello degli altri del nostro settore”.
A completezza dell’intervista aggiungo che a Maggio 2006 sono state emesse 951 mln di azioni ordinarie SARAS al prezzo di 6,000 euro. La società ha incassato oltre 5,7 mld di euro. Per tutti gli azionisti che hanno creduto in un investimento di lungo termine in SARAS la perdita (dividendi compresi) è attualmente di circa il -60%. Per recuperare una perdita di queste dimensioni il titolo SARAS dovrà crescere del +150%.
Non so quanto gli azionisti SARAS siano soddisfatti delle parole di Angelo Moratti. La quotazione in Borsa, almeno fino ad oggi, si è rivelata un grande successo per gli azionisti storici della società petrolifera e contemporaneamente un disastro finanziario per chi ha sottoscritto l’aumento di capitale di Maggio 2006.
Una nota dolente della storia del suo gruppo è la quotazione in Borsa. Lo rifarebbe?
“E’ stata la decisione più importante nella recente storia della SARAS. Lo abbiamo fatto principalmente per creare nuovi stimoli alla società e al management. Da quando siamo in Borsa i nostri risultati non sono solo cresciuti ma sono sempre stati superiori agli obiettivi prefissati in occasione della quotazione”.
Gli investitori però non hanno avuto gran soddisfazione.
“E mi spiace moltissimo. Non abbiamo mai smesso di lavorare per continuare a creare valore e consolidare la reputazione. Ogni volta che c’è un road-show io ci sono, incontro regolarmente i fondi di investimento e gli investitori istituzionali. Peraltro l’andamento del nostro titolo dalla quotazione ad oggi è in linea con quello degli altri del nostro settore”.
A completezza dell’intervista aggiungo che a Maggio 2006 sono state emesse 951 mln di azioni ordinarie SARAS al prezzo di 6,000 euro. La società ha incassato oltre 5,7 mld di euro. Per tutti gli azionisti che hanno creduto in un investimento di lungo termine in SARAS la perdita (dividendi compresi) è attualmente di circa il -60%. Per recuperare una perdita di queste dimensioni il titolo SARAS dovrà crescere del +150%.
Non so quanto gli azionisti SARAS siano soddisfatti delle parole di Angelo Moratti. La quotazione in Borsa, almeno fino ad oggi, si è rivelata un grande successo per gli azionisti storici della società petrolifera e contemporaneamente un disastro finanziario per chi ha sottoscritto l’aumento di capitale di Maggio 2006.
venerdì 20 marzo 2009
Borsa Italiana: titoli sopravvalutati e sottovalutati (Marzo 2009)
Come ogni mese, sulla base dei dati disponibili, facciamo un breve resoconto tra titoli sopravvalutati o sottovalutati della Borsa Italiana tra quelli presenti nell’indice S&P Mib o nel MIDEX. Il criterio di analisi è quello costituito dal rapporto tra la capitalizzazione (prezzo * numero di azioni circolanti) e il patrimonio netto (valore a bilancio al 31 dicembre 2007). I risultati sono ordinati in ordine decrescente nella tabella sopraindicata.
Il titolo più sottovalutato è ITALMOBILIARE dove, a fronte di una capitalizzazione di 454,7 mln di euro, c’é un patrimonio netto di circa 6,3 mld. Segue RISANAMENTO un’altra società che si occupa di investimenti (mobiliari e immobiliari) quindi SAFILO GROUP, poi due titoli bancari: BANCO POPOLARE e BANCA ITALEASE. Al 31 dicembre 2007 il patrimonio netto di BANCA ITALEASE a bilancio era di circa 1,5 mld di euro. In borsa, come capitalizzazione la società vale adesso circa 244,8 mln di euro: il 15,89% del patrimonio netto. Sui titoli di BANCA ITALEASE è stata proposta un’Opa proprio da parte del CdA di BANCO POPOLARE.
Tra i titoli sopravvalutati, sempre secondo questo criterio, il primo è GEOX, la società che si occupa di scarpe e accessori, con una capitalizzazione che vale 3,38 volte il patrimonio netto, quindi tre società che si occupano di energia: SAIPEM, SNAM RETE GAS e TERNA, chiude la classifica LUXOTTICA che presenta una capitalizzazione pari a circa 2 volte il patrimonio netto.
Il titolo più sottovalutato è ITALMOBILIARE dove, a fronte di una capitalizzazione di 454,7 mln di euro, c’é un patrimonio netto di circa 6,3 mld. Segue RISANAMENTO un’altra società che si occupa di investimenti (mobiliari e immobiliari) quindi SAFILO GROUP, poi due titoli bancari: BANCO POPOLARE e BANCA ITALEASE. Al 31 dicembre 2007 il patrimonio netto di BANCA ITALEASE a bilancio era di circa 1,5 mld di euro. In borsa, come capitalizzazione la società vale adesso circa 244,8 mln di euro: il 15,89% del patrimonio netto. Sui titoli di BANCA ITALEASE è stata proposta un’Opa proprio da parte del CdA di BANCO POPOLARE.
Tra i titoli sopravvalutati, sempre secondo questo criterio, il primo è GEOX, la società che si occupa di scarpe e accessori, con una capitalizzazione che vale 3,38 volte il patrimonio netto, quindi tre società che si occupano di energia: SAIPEM, SNAM RETE GAS e TERNA, chiude la classifica LUXOTTICA che presenta una capitalizzazione pari a circa 2 volte il patrimonio netto.
giovedì 19 marzo 2009
ESPRESSO. La (relativa) importanza dei dividendi nelle scelte di investimento
Ho incontrato di recente un professionista che stimo molto, assolutamente competente nel suo campo, un vero luminare dell’architettura e del design, con un’intelligenza nettamente superiore alla media. Non sto quindi parlando di uno sprovveduto. Ne approfitto perché cercherò di analizzare uno degli aspetti su cui le persone hanno qualche errata convinzione: i dividendi.
Questa persona investe spesso acquistando titoli in Borsa e, tra le diverse operazioni, ha acquistato anche il titolo ESPRESSO nell’anno 2002 perché, parole sue, “è un’azienda ben gestita, ha un ottimo bilancio”. Per lui ESPRESSO era “un investimento per il lungo termine”, poi “soprattutto distribuisce ottimi dividendi”.
Il titolo è passato dagli iniziali 3,560 euro agli attuali 0,622 euro (chiusura di ieri). La performance totale (dividendi esclusi) è del -82,54%.
I dividendi che il Gruppo Editoriale ESPRESSO ha distribuito agli azionisti, dal 2002 al 2008, sono elencati nella tabella di cui sopra. Il totale è di 1,130 euro nei 7 anni. Se calcoliamo anche i dividendi quindi la performance totale è del -50,78%.
Per risalire ai valori di inizio 2002 il titolo deve crescere di circa il +100% (vedi formula della percentuale di recupero).
Di fronte ad una perdita così pesante, la sua considerazione finale è stata “si però ho incassato i dividendi. Nel 2008 ESPRESSO ha reso il +6,82%. Nessun titolo di Stato ha reso così tanto”.
Questo la dice lunga su come la pensano molte persone sui dividendi. Direi la maggior parte.
Le azioni non sono come le obbligazioni. Se un’azione il giorno X vale 100 e il giorno X+1 stacca un dividendo di 5, quel titolo vale 95 (cui va aggiunta la performance, positiva o negativa, del giorno X+1). In altre parole i dividendi sono già soldi vostri che le aziende decidono (per motivi vari) di distribuire agli azionisti. La quotazione di un’obbligazione invece non risente dello stacco della cedola.
Molti comuni investitori ancora non lo hanno compreso altrimenti non darebbero una così grande importanza al rapporto tra dividendo e prezzo.
PS – Nel calcolo della performance si ipotizza che i dividendi siano incassati e non reinvestiti nel titolo altrimenti la perdita sarebbe di gran lunga peggiore.
Questa persona investe spesso acquistando titoli in Borsa e, tra le diverse operazioni, ha acquistato anche il titolo ESPRESSO nell’anno 2002 perché, parole sue, “è un’azienda ben gestita, ha un ottimo bilancio”. Per lui ESPRESSO era “un investimento per il lungo termine”, poi “soprattutto distribuisce ottimi dividendi”.
Il titolo è passato dagli iniziali 3,560 euro agli attuali 0,622 euro (chiusura di ieri). La performance totale (dividendi esclusi) è del -82,54%.
I dividendi che il Gruppo Editoriale ESPRESSO ha distribuito agli azionisti, dal 2002 al 2008, sono elencati nella tabella di cui sopra. Il totale è di 1,130 euro nei 7 anni. Se calcoliamo anche i dividendi quindi la performance totale è del -50,78%.
Per risalire ai valori di inizio 2002 il titolo deve crescere di circa il +100% (vedi formula della percentuale di recupero).
Di fronte ad una perdita così pesante, la sua considerazione finale è stata “si però ho incassato i dividendi. Nel 2008 ESPRESSO ha reso il +6,82%. Nessun titolo di Stato ha reso così tanto”.
Questo la dice lunga su come la pensano molte persone sui dividendi. Direi la maggior parte.
Le azioni non sono come le obbligazioni. Se un’azione il giorno X vale 100 e il giorno X+1 stacca un dividendo di 5, quel titolo vale 95 (cui va aggiunta la performance, positiva o negativa, del giorno X+1). In altre parole i dividendi sono già soldi vostri che le aziende decidono (per motivi vari) di distribuire agli azionisti. La quotazione di un’obbligazione invece non risente dello stacco della cedola.
Molti comuni investitori ancora non lo hanno compreso altrimenti non darebbero una così grande importanza al rapporto tra dividendo e prezzo.
PS – Nel calcolo della performance si ipotizza che i dividendi siano incassati e non reinvestiti nel titolo altrimenti la perdita sarebbe di gran lunga peggiore.
mercoledì 18 marzo 2009
Seguire la tendenza: William Eckhardt
William Eckhardt é un hedge fund manager dal lontano 1991 quando fondò a Chicago la Eckhardt Trading Company (ETC) una società che gestisce investimenti con metodologie “trend following” utilizzando contratti futures.
Avendo una formazione analitico-matematica, William Eckhardt utilizza uno stile di trading prettamente sistematico. Pur essendo praticamente sconosciuto al grande pubblico, la ETC gestisce circa 700 milioni di USD. Le 4 regole regine per la gestione del portafoglio sono le seguenti:
- Tagliare le perdite;
- Lasciar correre i profitti;
- Seguire la tendenza primaria;
- Gestire il rischio di portafoglio.
Il grafico indica una comparazione tra le performance della Eckhardt Trading Company e il Dow Jones dal 1991 al 2008.
E’ possibile leggere una sua intervista nel libro di Jack D. Schwager “The New Market Wizard”.
Avendo una formazione analitico-matematica, William Eckhardt utilizza uno stile di trading prettamente sistematico. Pur essendo praticamente sconosciuto al grande pubblico, la ETC gestisce circa 700 milioni di USD. Le 4 regole regine per la gestione del portafoglio sono le seguenti:
- Tagliare le perdite;
- Lasciar correre i profitti;
- Seguire la tendenza primaria;
- Gestire il rischio di portafoglio.
Il grafico indica una comparazione tra le performance della Eckhardt Trading Company e il Dow Jones dal 1991 al 2008.
E’ possibile leggere una sua intervista nel libro di Jack D. Schwager “The New Market Wizard”.
martedì 17 marzo 2009
BANCA ITALEASE. Un disastro non annunciato
Ieri il CdA di BANCO POPOLARE ha deliberato il lancio di un'Opa totalitaria sul titolo BANCA ITALEASE al prezzo di 1,50 euro per azione. L’obiettivo è quello di ottenere il delisting e procedere alla riorganizzazione dell'istituto bancario «attraverso la concentrazione di parte delle sue attività e passività in società finanziarie di nuova costituzione». L'offerta è condizionata al raggiungimento di un'adesione di almeno il 90% del capitale.
Fin qui la notizia. BANCA ITALEASE nasce nel 1968 come espressione delle Banche Popolari e si sviluppa come società di riferimento per le operazioni di locazione finanziaria rivolte alle imprese, soggetti pubblici e privati. Opera con servizi e prodotti di leasing, factoring e finanziamenti a medio e lungo termine e strumenti di copertura dei rischi.
E’ stata collocata in borsa il 14 Giugno 2005 al prezzo di 10,5 euro per azione. Il titolo inizia a crescere, con una notevole tendenza al rialzo, e arriva fino alla quotazione di 56,5 euro nel Febbraio del 2007 guadagnando il +430% dal prezzo dell’Ipo.
Poi inizia una tendenza al ribasso molto marcata che porta il titolo fino ai livelli attuali di 1,462 euro, un prezzo molto vicino a quello dell’Opa di BANCO POPOLARE (1,5 euro per azione).
Proviamo a fare due conti. Se avessimo aderito all’Ipo del titolo BANCA ITALEASE a Giugno 2005, rispetto al prezzo di collocamento di 10,5 euro la nostra perdita sarebbe del -85,71%. C’è però un’ipotesi peggiore. Quella di aver acquistato il titolo a Febbraio 2007. In questo caso la nostra perdita sarebbe del -97,34%.
Un azionista “con prospettive di lungo termine” sarebbe passato da un guadagno potenziale del +430%, nella migliore delle ipotesi, ad una perdita reale del -85,71%.
Non rimanete mai con la speranza che i titoli risalgano. La speranza ha un prezzo molto alto. Su BANCA ITALEASE carissimo.
.
PS – Per completezza di informazione aggiungo che BANCA ITALEASE ha distribuito due dividendi: il 24 Aprile 2006 (0,49 euro) e il 23 Aprile 2007 (0,78 euro) ma questo non sposta di molto le dimensioni delle perdite.
Fin qui la notizia. BANCA ITALEASE nasce nel 1968 come espressione delle Banche Popolari e si sviluppa come società di riferimento per le operazioni di locazione finanziaria rivolte alle imprese, soggetti pubblici e privati. Opera con servizi e prodotti di leasing, factoring e finanziamenti a medio e lungo termine e strumenti di copertura dei rischi.
E’ stata collocata in borsa il 14 Giugno 2005 al prezzo di 10,5 euro per azione. Il titolo inizia a crescere, con una notevole tendenza al rialzo, e arriva fino alla quotazione di 56,5 euro nel Febbraio del 2007 guadagnando il +430% dal prezzo dell’Ipo.
Poi inizia una tendenza al ribasso molto marcata che porta il titolo fino ai livelli attuali di 1,462 euro, un prezzo molto vicino a quello dell’Opa di BANCO POPOLARE (1,5 euro per azione).
Proviamo a fare due conti. Se avessimo aderito all’Ipo del titolo BANCA ITALEASE a Giugno 2005, rispetto al prezzo di collocamento di 10,5 euro la nostra perdita sarebbe del -85,71%. C’è però un’ipotesi peggiore. Quella di aver acquistato il titolo a Febbraio 2007. In questo caso la nostra perdita sarebbe del -97,34%.
Un azionista “con prospettive di lungo termine” sarebbe passato da un guadagno potenziale del +430%, nella migliore delle ipotesi, ad una perdita reale del -85,71%.
Non rimanete mai con la speranza che i titoli risalgano. La speranza ha un prezzo molto alto. Su BANCA ITALEASE carissimo.
.
PS – Per completezza di informazione aggiungo che BANCA ITALEASE ha distribuito due dividendi: il 24 Aprile 2006 (0,49 euro) e il 23 Aprile 2007 (0,78 euro) ma questo non sposta di molto le dimensioni delle perdite.
lunedì 16 marzo 2009
Borsa: I consigli di investimento di Barack Obama
“Comprare azioni é un buon affare se avete delle prospettive di lungo termine”. Lo ha dichiarato il Presidente degli USA Barack Obama in una recente conferenza stampa.
L’indice Dow Jones relativo ai 30 titoli industriali USA a maggiore capitalizzazione ha raggiunto di recente il minimo degli ultimi 12 anni. Il Nasdaq, l’indice dei titoli tecnologici, negli ultimi 10 anni ha perso circa il -75% del proprio valore. Per ritornare ai valori di Marzo 2000, ammesso che questo avvenga, deve risalire del +300% (vedi formula percentuale recupero del capitale).
Probabilmente il Presidente Obama voleva infondere un po’ di ottimismo agli investitori americani che in borsa hanno perso molti soldi. Non so cosa intendesse il Presidente USA per “prospettive di lungo termine” ma forse è stata semplicemente una dichiarazione suggerita da qualche consigliere economico che conosce poco la matematica.
L’indice Dow Jones relativo ai 30 titoli industriali USA a maggiore capitalizzazione ha raggiunto di recente il minimo degli ultimi 12 anni. Il Nasdaq, l’indice dei titoli tecnologici, negli ultimi 10 anni ha perso circa il -75% del proprio valore. Per ritornare ai valori di Marzo 2000, ammesso che questo avvenga, deve risalire del +300% (vedi formula percentuale recupero del capitale).
Probabilmente il Presidente Obama voleva infondere un po’ di ottimismo agli investitori americani che in borsa hanno perso molti soldi. Non so cosa intendesse il Presidente USA per “prospettive di lungo termine” ma forse è stata semplicemente una dichiarazione suggerita da qualche consigliere economico che conosce poco la matematica.
venerdì 13 marzo 2009
Borsa: Rischio e volatilità
Quello sopraindicato è il grafico relativo alla volatilità dell’indice MIBTEL della Borsa Italiana degli ultimi 7 anni (dati mensili). La media mensile della volatilità è di 1,1 ma, rispetto a questo valore, è facile identificare 3 valori di picco.
Il punto A (valore di 3,29), registrato nel mese di Luglio 2002, si trova in corrispondenza di una perdita del MIBTEL nei 6 mesi precedenti di circa il -30%.
Il punto A (valore di 3,29), registrato nel mese di Luglio 2002, si trova in corrispondenza di una perdita del MIBTEL nei 6 mesi precedenti di circa il -30%.
Il punto B (valore di 2,52) è relativo al mese di Maggio 2006 in corrispondenza di un mini-crash del MIBTEL in un mese di circa il -10%.
Il punto C (valori di 3,40 - 3,60) é relativo ai mesi di Settembre e Ottobre 2008 e viene registrato in corrispondenza del crollo dell’indice MIBTEL dell’estate 2008 di circa il -50%.
In altri termini, i forti ribassi dell’indice MIBTEL sono accompagnati da un rilevante aumento della volatilità. In queste situazioni, sia che si operi “LONG” (al rialzo) o “SHORT” (al ribasso), diventa assolutamente fondamentale la gestione del rischio sia della singola posizione sia dell’intero portafoglio.
In altri termini, i forti ribassi dell’indice MIBTEL sono accompagnati da un rilevante aumento della volatilità. In queste situazioni, sia che si operi “LONG” (al rialzo) o “SHORT” (al ribasso), diventa assolutamente fondamentale la gestione del rischio sia della singola posizione sia dell’intero portafoglio.
martedì 10 marzo 2009
Investire per il lungo termine: Il Nasdaq
Considerazioni sul Nasdaq. Date e prezzi di chiusura:
10 Marzo 2000. Quotazione Nasdaq: 5.048,62.
Quindi 2 anni , 6 mesi e 29 giorni più tardi:
09 Ottobre 2002. Quotazione Nasdaq: 1.114,11 (-77,9% dal massimo del Marzo 2000).
Quindi 6 anni e 5 mesi più tardi:
09 Marzo 2009. Quotazione Nasdaq: 1.268,64 (-74,8% dal massimo del Marzo 2000).
Per ritornare ai livelli di Marzo 2000 il Nasdaq deve crescere del +296,83%.
Non investite mai “per il lungo termine”. Imparate a tagliare le perdite.
10 Marzo 2000. Quotazione Nasdaq: 5.048,62.
Quindi 2 anni , 6 mesi e 29 giorni più tardi:
09 Ottobre 2002. Quotazione Nasdaq: 1.114,11 (-77,9% dal massimo del Marzo 2000).
Quindi 6 anni e 5 mesi più tardi:
09 Marzo 2009. Quotazione Nasdaq: 1.268,64 (-74,8% dal massimo del Marzo 2000).
Per ritornare ai livelli di Marzo 2000 il Nasdaq deve crescere del +296,83%.
Non investite mai “per il lungo termine”. Imparate a tagliare le perdite.
lunedì 9 marzo 2009
Borsa: "Non conosco nessuno che non abbia fatto errori"
I professionisti sanno perfettamente che le perdite, o meglio le operazioni in perdita, fanno parte di questo difficile ma affascinante mestiere. L’importante è che le perdite globali siano limitate nel loro ammontare in modo tale che non venga compromessa la performance del portafoglio gestito.
“Non conosco nessuno che non abbia fatto errori. Se uno azzecca sei volte su dieci è bravo, sette volte su dieci è bravissimo, otto volte su dieci non vero. Molti si illudono di essere infallibili, ma prima o poi la pagano … Quante fortune ho visto svanire”
La citazione è contenuta in “Misteri italiani” un libro intervista di Fabio Tamburini ad Aldo Ravelli, una figura leggendaria della borsa italiana.
“Non conosco nessuno che non abbia fatto errori. Se uno azzecca sei volte su dieci è bravo, sette volte su dieci è bravissimo, otto volte su dieci non vero. Molti si illudono di essere infallibili, ma prima o poi la pagano … Quante fortune ho visto svanire”
La citazione è contenuta in “Misteri italiani” un libro intervista di Fabio Tamburini ad Aldo Ravelli, una figura leggendaria della borsa italiana.
venerdì 6 marzo 2009
Berlusconi: “Il calo delle borse è dovuto a una manciata di azioni"
“La crisi esiste ma è vissuta sui media in maniera più drammatica di quella che è, basti pensare al calo delle borse che è dovuto a una manciata di azioni".
Lo ha detto oggi il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi seguita alla riunione del Cipe.
Rispetto ai valori del 2002, l’indice Mibtel della borsa italiana ha perso il -45%. Per recuperare una tale perdita l’indice dovrà crescere del +81,5%. Rispetto invece ai massimi del Maggio 2007, il Mibtel ha perso il -68%. Per recuperare una tale perdita, ammesso che succeda, l’indice dovrà crescere del +212,5%.
Lo ha detto oggi il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi seguita alla riunione del Cipe.
Rispetto ai valori del 2002, l’indice Mibtel della borsa italiana ha perso il -45%. Per recuperare una tale perdita l’indice dovrà crescere del +81,5%. Rispetto invece ai massimi del Maggio 2007, il Mibtel ha perso il -68%. Per recuperare una tale perdita, ammesso che succeda, l’indice dovrà crescere del +212,5%.
giovedì 5 marzo 2009
Come rovinarsi investendo in argento. La storia della famiglia Hunt
I fratelli Hunt (Nelson Bunker e William Herbert) figli di un petroliere texano (Harold Lafayette Hunt) iniziarono a fare incetta di argento agli inizi degli anni ‘70 accumulando una quantità di lingotti del prezioso metallo pari a oltre 100 milioni di once. Gli Hunt arrivarono ad acquistare fino al 65 % del metallo disponibile sul mercato mondiale. Nel settembre 1979 il prezzo dell’argento era di 10 USD l’oncia e a gennaio del 1980 arrivò al record storico di 52 USD.
Perché investirono sull’argento? Gli USA erano in recessione mentre l'inflazione cresceva continuamente. La famiglia Hunt pensò che l' argento sarebbe diventato un bene rifugio così come l' oro.
Al contrario invece il prezzo dell’argento precipitò sotto la soglia dei 10 USD sotto la spinta di vendite consistenti ed in soli due mesi essi si ritrovarono praticamente sul lastrico. L’argento fu per la famiglia Hunt un’operazione disastrosa. L’investimento si concluse con 1 miliardo di USD di perdite. L’operazione lasciò anche strascichi legali per gli Hunt che furono condannati da un tribunale USA a pagare oltre di 130 milioni di dollari ad una società mineraria peruviana (la Minpeco), per le perdite da questa subite all'atto dell' impennata artificiale dei prezzi dell' argento.
La famiglia Hunt si ritrovò in fortissime difficoltà economiche e dovette vendere anche la scuderia di cavalli della quale la famiglia si faceva vanto. Nelson Bunker Hunt dichiarò bancarotta nel settembre del 1988.
Perché investirono sull’argento? Gli USA erano in recessione mentre l'inflazione cresceva continuamente. La famiglia Hunt pensò che l' argento sarebbe diventato un bene rifugio così come l' oro.
Al contrario invece il prezzo dell’argento precipitò sotto la soglia dei 10 USD sotto la spinta di vendite consistenti ed in soli due mesi essi si ritrovarono praticamente sul lastrico. L’argento fu per la famiglia Hunt un’operazione disastrosa. L’investimento si concluse con 1 miliardo di USD di perdite. L’operazione lasciò anche strascichi legali per gli Hunt che furono condannati da un tribunale USA a pagare oltre di 130 milioni di dollari ad una società mineraria peruviana (la Minpeco), per le perdite da questa subite all'atto dell' impennata artificiale dei prezzi dell' argento.
La famiglia Hunt si ritrovò in fortissime difficoltà economiche e dovette vendere anche la scuderia di cavalli della quale la famiglia si faceva vanto. Nelson Bunker Hunt dichiarò bancarotta nel settembre del 1988.
mercoledì 4 marzo 2009
Seguire la tendenza: Bill Dunn
Nel libro Trend Following, viene citato tra i top trader anche Bill Dunn. E’ il fondatore della Dunn Capital Management e anche lui fa dell’operare secondo la tendenza (il “trend following”) la sua filosofia base. Anche lui come Jerry Parker e Salem Abraham è un trader che opera secondo la tendenza. Tutte le sue posizioni, che siano “LONG” o “SHORT”, vengono aperte tenendo conto dei trend primari. Bill Dunn opera su diversi mercati finanziari, attraverso contratti futures, ed il suo stile di trading è per 95% sistematico e per il 5% discrezionale. Nel 2008, quando i mercati azionari hanno raggiunto performance pesantissime, la Dunn Capital Management ha avuto una performance del +51,46%.
martedì 3 marzo 2009
Il rischio secondo Warren Buffett
"Il rischio in borsa nasce dal non sapere cosa stai facendo". Da un'intervista a Warren Buffett attuale principale azionista della Berkshire Hathaway.
lunedì 2 marzo 2009
Letture consigliate: "The New Market Wizard"
Jack D. Schwager è il Senior Portfolio Manager del The Fortune Group una società di asset management. “The New Market Wizard” é il secondo libro della trilogia di Jack D. Schwager. Gli altri due sono “Market Wizard” e “Stock Market Wizard”. Il testo, pubblicato per la prima volta nel 1992, è assolutamente attuale per i temi trattati. Nel libro Jack Schwager ha intervistato alcuni trader di fama mondiale, tra i quali William Eckhardt, Bill Lipschutz, Linda Bradford Raschke, Vincent Sperandeo e molti altri, su temi quali titoli azionari futures, valute, fondi pensione ma soprattutto sull’aspetto psicologico del trading.. Questi “top trader” operano su mercati diversi, utilizzano time-frame che vanno dall’intraday al multi-day, alcuni operano su azioni, altri sui futures o options, utilizzano indicatori diversi: chi le medie mobili, altri i breakouts, altri ancora i supporti e le resistenze. Il tipo di indicatore utilizzato per la tecnica di trading è importante ma non fondamentale. E’ la disciplina nell’applicazione della metodologia il fattore critico, nonché l’enorme passione che hanno per questo lavoro e al quale dedicano molto tempo in sviluppo e ricerca. Tutti hanno pazienza e soprattutto una motivazione fuori dal comune. Ma soprattutto tagliano le perdite. Tutti. Nessuno escluso. Molte citazioni che leggerete sono tratte da questi tre libri.
Iscriviti a:
Post (Atom)