Ho letto di recente, con molto stupore, una brochure distribuita da una società svedese di asset management (la chiameremo XXX) specializzata negli investimenti nei mercati azionari dell’Est Europa. La brochure contiene le performance di tre fondi di investimento. Mi ha colpito molto la dicitura relativa alla strategia di investimento: “The fund’s investment philosophy is based on a long-term perspective, fundamental analysis and active stock picking”.
Il primo fondo di investimento, specializzato negli investimenti sui mercati azionari dei paesi dell’Est Europa (Russia esclusa), ha perso negli ultimi due anni circa il -60%, facendo registrare una performance peggiore di quella dell’indice di riferimento.
Il secondo prodotto, specializzato negli investimenti sul mercato azionario della Russia, ha perso negli ultimi due anni circa il -70%, facendo registrare una performance peggiore di quella dell’indice di riferimento.
Il terzo fondo di investimento, specializzato negli investimenti sul mercato azionario di tutta l’Europa dell’Est, ha perso nell’ultimo anno e mezzo circa il -60%, facendo registrare una performance simile a quella dell’indice di riferimento.
Per queste “brillanti” performance, basate su “prospettive di lungo termine”, la società XXX incassa, oltre ad una salata commissione di sottoscrizione, una management fees del 2% dagli investitori istituzionali e del 2,5% dalla clientela retail. Complimenti a questi “efficienti” gestori.
Di "lungo termine contrapposto al breve termine" abbiamo già parlato diverse volte ma é sempre bene ribadire il concetto.
PS – Faccio riferimento alla tabella della percentuale di recupero per illustrare meglio, agli incauti risparmiatori, di quanto devono crescere questi fondi per recuperare le pesanti perdite accumulate.